Dialogo tra il "Nume Benacus e un gabbiano"
Qui di seguito viene riportato uno scritto del giornalista-scrittore Tullio Ferro, letto in occasione della presentazione della statua del "dio Benaco" opera dello stesso.
scarica la foto dell'opera "dio Benaco" e Tullio Ferro
Un dialogo tra il nume Benàcus e un gabbiano
Un giorno di chissà mai quale tempo, il nume Benàcus chiamò a raccolta gli uccelli acquatici e i pesci del lago e li interrogò per conoscere l’indice di gradimento dedicato a questo giardino per essi preparato con tanto impegno.
I più risposero con atteggiamenti svogliati non pensando con quanto fervore l’elargitore avesse operato per dar loro un così suggestivo luogo alla luce celeste.
Il nume Benàcus alzò la voce tanto da far tremare la corona montuosa dicendo: “Da ora in poi mi rivolgerò all’uomo e gli donerò questo ben di Dio. Voi potrete rimanere ma non vi proteggo particolari attenzioni o privilegi”.
A quel punto l’assemblea, pesci compresi, rumoreggiò come un’orchestra senza melodia.
Allora chiese di poter parlare un gabbiano.
“Io sono il larus hibernus o se volete il Larus ridibundus, poiché il mio grido rauco somiglia ad uno scroscio di risa. I miei confratelli alati invidiano soprattutto l’eleganza che metto nei miei voli, l’abilità nell’affrontare il turbinio dei venti qui spesso capricciosi, soprattutto quando vostra Serenità s’imburiana, quando le onde s’infrangono urlando sulle scogliere. Ma dopo aver deprecato l’atteggiamento dei miei simili, mi permetta una domanda. Vostra Serenità, ormai ferma nella decisione di donare questo ben di Dio pure all’uomo, sa di che animale si tratta? Conosce la sua apertura alare? Sa dove e come potrà costruire il suo nido? Potrà vedere noi come suoi amici?”.
Benàcus, colpito dalle non poche problematiche inanellate dal gabbiano, si fece serio, quasi dubitando della sua decisione forse presa troppo in fretta. Per prima cosa pensò di privare l’uomo delle ali per renderlo con i piedi per terra, costretto pure ad inventarsi un modo per poter andare sull’acqua non senza impegno e fatica.
Benàcus guardò il gabbiano, dette una pulitina al cielo sicché il sole fece subito splendere l’azzurro smalto del lago e disse con voce solenne: “Ho deciso. Con gli uccelli, i pesci e tutte le altre creature qui potrà vivere pure l’uomo”.
Erano ormai trascorsi alcuni millenni dalla decisione presa e dovendo egli recuperare una pietra con espressioni incise in suo onore dagli antichi benacensi, quando ritornò su queste rive. Subito ricevette il saluto espresso con uno scroscio di risa dal vecchio gabbiano che gli chiese la protezione e i privilegi del tempo antico. Quindi promise eterna riconoscenza dei benacensi espressa con il suo simulacro.
Benàcus disse: “Apprezzo il bel gesto e vedrete che il grande Nume che sta sopra a tutti noi, avrà uno sguardo protettivo per coloro che sapranno meritarlo”.
Data di pubblicazione
27 May 2022
Ultimo aggiornamento
2022-06-10 15:38:30