Descrizione
Notizia dal Giornale di Brescia del 8 aprile 2016:
vedi pag. 18 del Giornale di Brescia
vedi pag. 19 del Giornale di Brescia
Paese per paese. La presenza dell’orso è stata accertata (vedi mappa) nei territori di Magasa, Valvestino,
Tignale, Tremosine, Gargnano, Pertica Alta, Pertica Bassa, Lavenone, Bagolino, Collio, Bovegno, Marone, Zone, Artogne, Darfo, Angolo, Gianico, Borno, Cedegolo, Paspardo, Cimbergo, Berzo Inferiore, Esine,
Edolo, Ponte di Legno, Monno, Incudine, Vezza, Vione, Temù, Corteno Golgi, Saviore.
I più rari.
La ince è certamente passata nei territori di Bagolino e Tremosine, il lupo è passato sui monti di Vezza d’Oglio.
Pochi giorni fa un orso ha ucciso e parzialmente divorato un asino sui monti di Vezza d’Oglio. Questo recente avvenimento ha riposto al centro dell’attenzione, in coincidenza con l’avvio della stagione
primaverile e la ripresa di una maggiore frequentazione dei territori montani, la possibilità di osservare o di imbattersi con qualcuno degli esemplari dei grandi carnivori che da alcuni anni hanno ripreso a frequentare
il territorio della nostra provincia. Orsi in particolare, e in maniera più sporadica anche lupi e linci, che hanno mostrato di apprezzare le condizioni di naturalità offerte da varie zone degli ambiti alpini
e prealpini bresciani.
Pareri discordi. Il ritorno di questi animali suscita allo stesso tempo soddisfazione e preoccupazione,
e fa registrare pareri discordanti. Da un lato c’è chi associa alla presenza di queste specie il segnale positivo di una significativa ripresa della diffusione di contesti ambientali autentici e per questo in grado di offrire accoglienza anche ad animali esigenti e dalla forte valenza simbolica come i grandi mammiferi carnivori.
Dall’altro è in crescita il numero di chi riconduce a queste specie il rischio di danni a beni materiali, a piari, pollai, bestiame domestico, come già più volte accaduto, e riflettono sul pericolo che rappresentano
per le persone, una possibilità statisticamente remota ma sempre reale.
La convivenza tra gli uomini e i grandi carnivori è una sfida che chiama a confrontarsi le ragioni degli uomini e il loro rapporto con le componenti degli ambienti naturali. È un argomento di notevole attualità anche per il territorio bresciano, nel quale vi sono vaste aree in cui i percorsi di questi animali possono intersecare quelli delle numerose persone che le frequentano con le più diverse finalità: residenza, lavoro,
tempo libero, vacanza.
Attualità e storia. L’orso bruno è stato ampiamente diffuso, fino attorno al XVII secolo, in tutte le zone di montagna e di pianura dell’Italia settentrionale caratterizzate da ampie coperture boschive.
Sul territorio bresciano la sua presenza è testimoniata, oltre che da numerosi documenti storici, anche da diversi toponimi: Pozza dell’Orso nella Val Sanguinera in Comune di Bagolino; Bait dél órs in Valsaviore; Valle dell’Orsa, laterale della Val Degagna a oriente di Eno di Vobarno, dove si riservava il diritto di caccia il vescovo di Brescia nel 1200, così come si evince da un documento che è il più antico di questo genere trovato in Lombardia fino ad oggi. La Prefettura di Breno scriveva nel 1807 che in Valle Camonica «vi sono degli orsi e vi si generano»: sul territorio camuno l’animale non appariva quindi in modo sporadico, ma si riproduceva con regolarità.
Le ultime uccisioni documentate avvennero a Pezzo di Ponte di Legno nel 1952 e al Passo del Tonale nel 1954. Convivenza possibile. Proprio la persecuzione ad opera dell’uomo, assieme alla precedente riduzione del suo habitat causata dal disboscamento realizzato per ottenere spazi da destinare alle attività agricole
e al pascolo per il bestiame, hanno portato verso la fine del secondo millennio alla quasi scomparsa della specie.
Attraverso la realizzazione di un progetto finanziato dall’Unione Europea è stato ricostruito, a partire dal 1996, un nucleo vitale di orsi. La popolazione distribuita sull’arco alpino è stata stimata, alla fine del 2015, in un numero di esemplari compreso da un minimo certo di 48 fino circa a 54. Osservarli è quindi oggi
un’esperienza possibile, da gestire attraverso la conoscenza dei comportamenti più opportuni da adottare per un rispetto reciproco e una convivenza auspicabile.