Descrizione
Il Gonfalone d'argento a fra' Silvio Bottes
ARCO - Oltre al sindaco Alessandro Betta e all'assessore alla cultura Stefano Miori, c'erano anche l'arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, l'assessore alla cultura della Provincia, Tiziano Mellarini, l'ex sindaco ed ex assessore alla cultura di Arco Ruggero Morandi, la responsabile di Alto Garda Cultura Giancarla Tognoni, il noto scultore Renato Ischia e lo storico Romano Turrini, oltre ad una piccola folla di conoscenti, domenica 4 ottobre (giorno di San Francesco) al convento di San Bernardino a Trento, alla cerimonia di consegna a fra' Silvio Bottes dell'onorificenza al merito del Gonfalone d'argento del Comune di Arco.
La città di Arco ha inteso esprimere a fra' Silvio Bottes la gratitudine per l’attività artistica che il frate-artista ha svolto negli anni di permanenza nel convento francescano al santuario della Madonna delle Grazie, e per le numerose opere che si trovano sul territorio arcense. Si tratta dunque del riconoscimento da parte della città del fatto che egli ha contribuito ad arricchire il territorio e la storia arcense con la sua dedizione straordinaria per l’arte e con le bellissime opere che ha creato.
L’attività alacre ed instancabile di fra Silvio Bottes si è realizzata, per la maggior parte, entro le mura del convento francescano annesso al Santuario di Santa Maria delle Grazie. Alla Madonna delle Grazie si sono recati innumerevoli comitati promotori per la realizzazione di monumenti, amministrazioni pubbliche, associazioni e anche privati cittadini perché qui si trovava il geniale frate scultore, come era chiamato da tutti. Grazie alla sua opera, anche Arco ha avuto lustro; il suo talento artistico, la sua presenza hanno contribuito a rendere più ricca e interessante la storia di Arco; la sua vivacità intellettuale e le sue creazioni hanno aggiunto valore al territorio, sia tramite le opere che si trovano ancora sul territorio, sia tramite quelle che poi sono state portate in altre destinazioni.
Su committenza della città di Arco, ha realizzato il monumento ai Caduti di tutte le guerre collocato in via Bruno Galas e il monumento commemorativo dedicato a Gianni Caproni, in piazzale Bogen; per la comunità dei frati francescani ha abbellito la chiesa delle Grazie con il grande portale in bronzo, oggi uno dei monumenti più ragguardevoli del territorio, e con le formelle della facciata; a questo si aggiunge il grande monumento dedicato a San Francesco, nel piazzale adiacente la chiesa, e altre opere conservate dentro il convento.
Sempre per la comunità francescana ha prodotto opere di altissimo pregio artistico, ora conservate in diverse chiese e conventi in Trentino e altrove. Sue opere sono conservate anche in Canada e in Sudamerica, oltre che in tutta Italia. Ha realizzato numerosi monumenti a memoria dei Caduti, delle vittime civili delle guerre e per ricordare personalità e vicende importanti per la nostra cultura e la nostra storia. La sua presenza è stata motivo di grande lustro e di grande prestigio per l’intero territorio, e per questo l'Amministrazione ha ritenuto doveroso riconoscere l’impegno artistico di una vita intera con l’onorificenza al merito della città di Arco.
Biografia: Fra' Silvio Bottes, nativo di Brusino, nella Valle di Cavedine, decide di vestire l’abito francescano nel 1939. Dopo il noviziato, fatta la prima professione, viene inviato a Campo Lomaso e quindi a Rovereto, dove compie la professione solenne nel 1944. Dal 1946 viene destinato al convento annesso al santuario della Madonna delle Grazie, a Ceole. Rimane ad Arco per quasi sessant’anni, allontanandosene solo all’inizio degli anni duemila, per motivi di salute.
In questi decenni compie la maggior parte delle sue opere, stringe relazioni, propone la sua arte, come esternazione diretta e inscindibile della sua professione di fede. In questo lasso di tempo produce almeno 300 opere documentate, alcune composite e monumentali, altre di dimensioni più modeste ma sempre straordinarie; diventa un punto di riferimento importante per le creazioni artistiche sia sacre che civili, contribuendo a dare lustro, attraverso il suo nome e la sua opera, alla città di Arco, dove vive e lavora.
Foto di Davide Turrini