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Da L'Arena di Verona - Articolo di Danilo Castellarin - giovedì 08 ottobre 2015 PROVINCIA, pagina 26
GARDA. Il bilancio dei collegamenti e delle crociere di battelli e aliscafi Navigarda, 2,2 milioni di passeggeri
Un'estate da record.
Piace la formula del lago visto dal lago: rispetto all'anno scorso l'aumento è stato del 10 per cento.
Due milioni e duecentomila turisti in crociera, un record: è il bilancio 2015 della Navigarda, la compagnia che gestisce la navigazione sul lago di Garda. «Una stagione eccezionale, favorita dal sole e dalle ottime temperature», commenta il direttore generale Marcello Coppola, passato al vertice della gestione governativa che gestisce i tre laghi di Garda, Maggiore e Como, lasciando al nuovo direttore Navigarda Davide Mandini il timone (è proprio il caso di dirlo) della compagnia che organizza le rotte del primo lago d'Italia.
Nel 2015, spiegano i dirigenti, è stato registrato un aumento del 10 per cento rispetto all'esercizio precedente. Gradite le rotte che mostrano un lago diverso, lontano dal traffico delle strade che costeggiano le rive. Il lago visto dal lago è infatti tutta un' altra cosa. Si scoprono scorci impensabili, si vedono spiagge e ville invisibili dalla strada costiera.
Qualche disagio è arrivato dalla penuria di piogge che ha portato un notevole abbassamento del livello del lago. «C'è voluta tutta la perizia dei nostri equipaggi», sottolinea Mandini, «per individuare le rotte ideali, evitare le secche e le concentrazioni di alghe, oltre che per consentire ai mezzi veloci come gli aliscafi di prendere velocità nei corridoi di navigazione più favorevoli».
Inevitabile però sospendere il servizio traghetto per automezzi che partiva da Desenzano: il pontile troppo basso non permetteva l'ancoraggio con il livello del lago. In più di un'occasione c'è stato anche il rischio di intasamento provocato dalle alghe nelle prese di raffreddamento dei natanti, con il conseguente aumento delle temperature dei motori. «Ma l'esperienza dei nostri marinai ha prevenuto ogni inconveniente mettendo sempre al primo posto la sicurezza», sottolinea il direttore.
Complessivamente la flotta del lago di Garda è oggi composta da 29 natanti, di cui tre aliscafi, tre catamarani, cinque traghetti e 18 motonavi. Il personale assunto a tempo indeterminato è composto da 150 unità. Dai primi di novembre, quando la navigazione dei battelli cesserà e resteranno in funzione solo i traghetti, gran parte del personale navigante verrà destinato all'armamento marinaresco, alla manutenzione, al controllo di impianti, motori e delle piombature per permettere a battelli e aliscafi di riprendere i normali collegamenti dalla metà di marzo 2016, anno che vedrà probabilmente l'entrata in funzione di un nuovo battello (bando già pubblicato in rete) che si affiancherà alla nuova Baldo, ultima nata della flotta, inaugurata un anno fa, capace di portare 460 passeggeri.
Futuro e passato insieme. Perché il nostro lago ha un tesoro in più: due fra i piroscafi più antichi d'Italia ancora in servizio. Sono lo Zanardelli e l'Italia, entrambi del primo Novecento, addirittura più vecchi del mitico Titanic e ancora efficienti grazie alla scrupolosa manutenzione che li ha resi molto ambiti per una traversata in stile retrò, con il movimento lento delle ruote a pale. Proprio con loro la marina benacense scrisse una delle sue pagine più nobili ed epiche, durante la Seconda guerra mondiale quando lo Zanardelli venne colpito dagli aerei anglo-americani.L'episodio, uno dei più cruenti nel coinvolgimento della popolazione civile (11 morti e 40 feriti fra i passeggeri) avvenne a Limone, il 6 novembre 1944. Furono colpiti a morte il comandante Bernardo Martinelli e il marinaio Francesco Bertera. A bordo c'erano 200 passeggeri. Molti si gettarono nelle acque gelide mentre gli aerei tornavano a mitragliare con ripetuti sorvoli a bassa quota, forse convinti di colpire un mezzo delle forze fasciste che, nella vicina Salò, presidiavano i ministeri della Repubblica Sociale Italiana. A togliere il battello, facile bersaglio, da una posizione esposta e vulnerabile, provvide il marinaio Guerrino Ceccon, che impugnò il timone e ordinò «l'avanti tutta» alla sala macchine incagliando la prua del piroscafo sulla riva per evitarne l'affondamento. La nave, venne soccorsa e disincagliata da un altro battello a pale giunto in soccorso da Desenzano, l'Italia. Prima lo Zanardelli viene trainato fino al porto di Riva. Poi, nei giorni successivi, rimediati alla meglio i danni maggiori, venne scortato fino al cantiere di Peschiera.Dal 7 novembre 1944 tutti i trasporti civili via acqua vennero sospesi. A fine novembre, anche i trasporti sulla costa con le corriere vennero cancellati. Chi doveva muoversi, lo faceva a suo rischio e pericolo, con mezzi di fortuna, come nei film in bianconero del neorealismo.Giovedì 18 gennaio 1945, l'Italia, ormeggiato nel frattempo nei pressi di Sirmione, venne affondato. E farlo riaffiorare, nel 1949, contribuì un altro battello, vecchio come lui. Quasi per una nemesi, ad aiutare l'Italia, vecchio compagno d'avventure di tanti anni, venne chiamato proprio lo Zanardelli che in una sera d'autunno trainò l'Italia fino al cantiere di Peschiera. Una bella storia da ricordare.