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Polizia, tra esercitazione e realtà a Peschiera tre giorni di simulazione

Impegnati i reparti speciali per affinare tecnologie e fattore umano
Data di pubblicazione: 05 February 2016

Descrizione

Si è svolta a Peschiera del Garda una esercitazione che ha incuriosito non poco le persone che transitavano sul luongolago.

Nel corso di tale esercitazione è arrivata una buona notizia per le squadre nautiche lacustri: non verranno soppresse come invece avverrà per quelle marittime, che nell’ottica del riordino delle forze di polizia cederanno le loro funzioni alla Guardia di Finanza. La bozza di decreto legislativo emanato dal Consiglio dei ministri, ora all’esame delle commissioni delle Camere, prevede che vengano salvaguardate le squadre nautiche della Polizia presenti nelle acque interne (le due sul Garda, sul lago di Como e Maggiore) e nella laguna di Venezia. Un primo sospiro di sollievo anche per il territorio gardesano, dove due anni fa alla notizia della paventata chiusura del presidio arilicense si erano levati scudi e proteste da parte di sindaci, associazioni di categoria e sindacati di Polizia.

L’assetto era quello di un’operazione importante, con diversi mezzi nautici in movimento, una quindicina di agenti e persino i cani poliziotto. In realtà si trattava di una simulazione, molto realistica, di un intervento complesso come la ricerca di un cadavere sul fondale del lago. Da martedì fino a giovedì l’esercitazione ha coinvolto tre reparti speciali della Polizia di Stato specializzati nella ricerca di corpi umani e oggetti sommersi: gli agenti del Centro nautico e sommozzatori di La Spezia, le unità cinofile della Polizia di frontiera di Milano Malpensa esperte in ricerca di resti umani e tracce ematiche occulte e le due squadre nautiche della Polizia attive sul Garda, a Peschiera e Riva.

Questi tre giorni di esercitazione sono serviti per imparare a lavorare in sinergia, affinare le modalità di intervento e consolidare il protocollo operativo in caso di effettiva necessità. Durante le attività i reparti speciali sono stati affiancati da un team dei Volontari del Garda di Salò e dai ricercatori del C.N.R. di Genova, esperti in tecnologia robotica subacquea e scienze marine forensi.

Per la simulazione sono stati usati dei manichini, il primo input è arrivato grazie al fiuto dei i due pastori tedeschi impegnati nell’operazione che, abbaiando, hanno individuato il punto in cui era stato posizionato il manichino. Il resto lo hanno fatto gli agenti e la strumentazione tecnica: il «Sidescan sonar» e il «Rov» (Remotely Operated Vehicle, veicolo sottomarino pilotato da una postazione remota), apparecchiature dotate di telecamera e, per il Rov, di un braccio meccanico per favorire il recupero.

Mercoledì la simulazione si è trasformata in un’operazione reale, in quanto le forze impiegate nell’esercitazione sono state chiamate a raccolta per collaborare nella ricerca dell’uomo scomparso il 16 gennaio nelle acque del lago all’altezza di Padenghe, dove si era immerso per una battuta di pesca in apnea. Le ricerche, coordinate dai nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Milano e Trento, proseguono ininterrotte da quasi due settimane, ma del 34enne parmense Pietro Simeone non c’è traccia.

«È la prima esercitazione interforze sul lago di Garda», spiega Andrea Erculiani, comandante della squadra nautica di Peschiera, «abbiamo operato su tutto il lago a diversi livelli di profondità». Al di là dell’esercitazione i tre reparti speciali hanno già avuto modo di collaborare, come avvenne nel 2014 per il caso di Federica Giacomini, l’ex pornostar uccisa dal convivente Franco Mossoni e nascosta in una cassa gettata in fondo al lago all’altezza di Castelletto di Brenzone.

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Data di pubblicazione
05 February 2016

Ultimo aggiornamento
2022-07-15 17:17:45